Calamarando

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Di don Pepè, della sua mitica lambretta e di quanto il “pescato” abbia fatto parte della mia infanzia, vi ho già parlato in tante altre occasioni, oggi ho voglia di parlare del calamaro (senza dissertare delle differenze con il totano) e di una della tante variazioni che nascono da una ricetta che fa parte delle tradizioni calabresi e che (a casa mia) veniva cucinato affinchè si condissero gli spaghetti con il “sugo” di cottura e si mangiasse il calamaro come secondo.

Mi divertivo ad aiutare mio padre a pulire i calamari, a tagliare in pezzetti i tentacoli, a mescolare gli ingredienti del ripieno ed a riempirli, rigorosamente con le mani, (grattugiare il parmigiano era una buona scusa per rubarne un pezzetto).

Ho ben presente il profumo della pomodoro caldo, pronto ad accogliere i calamari ripieni e chiusi con gli stuzzicadenti, ogni volta si scommetteva su quale si sarebbe rotto (cuocendo), perchè riempito troppo, un pò come quando si spegneva la fiamma sotto la “caddara” in cui avevano sobbollito le bottiglie con la salsa di pomodoro e, mentre pian piano si stemperava la temperatura, si contavano i “botti” che indicavano una bottiglia scoppiata.

Era anche quella parte di ripieno fuoriuscito dalla sacca “scoppiata” ad arricchire il sapore del sugo con  cui avremmo condito gli spaghetti, oltre alla salsa che avevamo imbottigliato noi (un gusto quasi dimenticato) …

Le scuse per fare “scarpetta” dalla pentola erano le più disparate, si passava dal “vediamo se va bene di sale” al “non è ancora abbastanza denso” o “un boccone per Nì” (mio fratello, che ben difficilmente lo avrebbe assaggiato, visto che finiva prima di arrivare a destinazione).

Un piatto non particolarmente elaborato ma ricco di gusto, che in casa nostra riscuoteva un discreto successo, ricordo che io, Marinella e Ninenzo (mia sorella ed i mio fratellone), provvedevamo a ripulire molto bene i piatti per alleviare il lavoro di lavaggio successivo.

 

In questa versione, il calamaro ripieno viene  rosolato, sfiammato e cotto in padella, lasciato riposare… tagliato ed impiattato.

Tagliare a julienne la carota, a fettine sottili la zucca (dopo averla fatta ammorbidire in microonde qualche minuto), a dadini piccoli la patata ed  a listarelle la lattuga. Pulire i calamari separando i tentacoli dalla sacca, levare la cartilagine presente all'interno della sacca, rimuovere le ali, sciacquare i cappucci, dividere i tentacoli dalle interiora e dagli occhi e tagliarli a pezzetti piccoli. Scaldare bene la padella (con dentro un filo  d'olio e. v. o.) e mettere dentro  uno spicchio d'aglio e i tentacoli tagliati, rosolare bene i tentacoli, quindi aggiungete la zucca e le carote e, dopo dieci minuti le patate, dopo avere salato. Cuocere ancora per cinque minuti, eliminare l'aglio e trasferite il tutto in una ciotola, quando sarà intiepidito aggiungere il parmigiano, la lattuga tagliata sottile e la maizena, amalgamando bene tutto, riempire bene le sacche e chiuderle con qualche stuzzicadenti. Nella padella ben calda, insieme ai due spicchi d'aglio in camicia (con pochissimo olio e. v. o.), rosolare bene i calamari rigirandoli, sfiammare con il brandy, aggiungere un pò d'acqua e cuocere (a padella coperta) per circa venti minuti. Controllare che non si esaurisca il liquido di cottura ed, eventualmente, rimboccarlo.  
Fausto

Fausto

Nato a Reggio di Calabria, dove ho vissuto i miei primi 20 anni, ne ho trascorsi una decina in giro per l'Italia lavorando, per decidere di stabilirmi in provincia di Brescia.

2 commenti

  1. Ringrazio molto Il sig. Fausto li ho fatti questa sera perchè avevo qualche amico a cena ed erano veramente buoni!
    Ps. devo provare i…calamarando!

    1. Mi fa piacere che siano stati apprezzati

Ciao, grazie di avere visitato il mio post, mi farà piacere rispondere a qualsiasi tua domanda,

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