Cappello di prete
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Cappello di prete, visto ed appena acquistato in macelleria, ecco un taglio che mi invita a riattivare il mio roner e, viste le bizze metereologiche di questo periodo, mi spinge ad una stuzzicante cottura a bassa temperatura…
Di domenica, il cappello di prete è uno dei miei tagli classici da sugo per condire la pasta e da mangiare come secondo, sia nella versione “in bianco” (con immancabili patate e cipolle) che al pomodoro, in alternativa al più invernale guanciolo di manzo.
Stavolta, per una cena e non dovendo condire la pasta ed avendo il pomeriggio libero, ecco che accendere il roner ed impostarne temperatura e timer, mettere sottovuoto la carne e metterla a cucinare senza doversi preoccupare di controllarne la cottura è il metodo più sicuro che conosca per potere uscire di casa ed essere sicuro di non lasciare fiamme accese.
Ho potuto sbrigare un sacco di incombenze e sono rientrato una mezz’oretta prima della cena, giusto in tempo per procedere agli ultimi dettagli per impiattare il cappello di prete, preparando gli ultimi dettagli…
Non cucinavo da “ben” due giorni e da tanto non utilizzavo i miei pistacchi di Bronte, quale occasione migliore per ovviare ad entrambe le mancanze in un solo piatto?
Ecco la mia composizione di cappello di prete, carote e pistacchi, naturalmente accompagnata da una fetta di pane fatto in casa, ingredienti semplici e ricchi di gusto.