Pietro Macellaro

Pietro Macellaro

Pietro Macellaro

Pietro Macellaro

 

Pietro Macellaro, ecco un pasticcere di cui non sentirò mai dire:”Mi trovavo a passare dalle sue parti…”, nessun viandante arriva fino a lassù senza una meta precisa.

Piaggine, Valle dell’Angelo, il monte Cervati, l’osteria la Piazzetta, il rifugio Casa Rosalia, la fontana dei Caciocavalli, ecco alcuni punti di riferimento immancabili per chi deciderà di andare a visitare luoghi che ridefiniscono i confini dell’uomo rispetto alla natura, che proiettano in una dimensione senza tempo, quella in cui è nata l’idea e si sta sviluppando il progetto di far conoscere gli scorci del territorio e delle antiche tradizioni, attraverso i prodotti che Pietro Macellaro realizza nella sua “Pasticceria Agricola Cilentana“.

Luoghi che “meritano un viaggio“, anche perché ne fareste, contemporaneamente, più di uno oltre a quello fisico, visto il contesto in cui sareste proiettati e lo scandire del tempo dettato dal suono delle campane e non dal frenetico ritmo quotidiano fatto di ore legali e solari…

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Un percorso “inverso a tanti” quello compiuto da Pietro Macellaro che, invece di seguire la migrazione all’estero (cosa che hanno fatto molti suoi conterranei), ha vissuto alcuni anni lontano dal Cilento, per acquisire ed approfondire tecniche che gli permettessero di esaltare i prodotti “antichi” del territorio, riscoprendo varietà coltivate che erano oramai in disuso e che sono identificative di quella zona del Cilento.

Un’approccio (quello che oggi viene convenzionalmente definito concept) che potrebbe suonare riduttivo, se pensiamo che i grandi Maestri Pasticcieri spaziano oltre i confini nazionali, alla ricerca dei migliori prodotti, per realizzare dolci che concentrino (in una cucchiaiata) l’ideale bilanciamento di gusti unici.

La”filosofia” di Pietro Macellaro è improntata sulla capacità di piantare e vedere nascere gli ingredienti di base di ogni suo dolce, in un contesto “votato al biologico certificato” e gestito in prima persona, nella sua azienda agricola, recuperando non solo specie autoctone quasi estinte, ma anche storia e tradizioni della sua terra e facendole rivivere attraverso i suoi dolci.

Un percorso che richiede un approccio “slow“, in cui la fretta non è contemplata, sia nelle distanze da percorrere quotidianamente (solo con fuoristrada e con una guida esperta, viste le condizioni delle strade, delle sterrate e dei tratturi) che per il passare delle stagioni che dettano il tempo della produzione agricola (condizionata anche dal tempo meteorologico), condizioni essenziali per potere avere gli ingredienti da lavorare ed utilizzare in laboratorio.

Abbiamo trascorso una giornata intera, arrivando in serata e ripartendo nel pomeriggio, in compagnia di Pietro e Raffaella, cenando da Carmela ed Alì (all’Osteria La Piazzetta) e facendo nostro il loro motto #confusimafelici, assaggiando ottimi piatti di natura contadina, ricchi di sapore ed a base di verdure, con immancabili formaggi e carni podoliche.

Ammetto che  ci siamo limitati a qualche assaggio, sia a cena che a pranzo, visto che a tavola facevano bella mostra di sé una serie di dolci che Pietro Macellaro ci ha presentato e che trovate in questa carrellata di immagini.

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Abbiamo potuto osservare un paesaggio unico, dal “tetto del Cilento” sul monte Cervati, poi siamo “scesi” a visitare l’azienda agricola che è il fulcro attraverso cui ruota la produzione degli ingredienti ed avviene la prima fase di lavorazione, per poi giungere al laboratorio (grande, razionale ed in fase di allargamento) che rappresenta il punto di passaggio, di evoluzione del percorso che Pietro Macellaro sta compiendo, visto che nello stesso stabile ha vita la tradizione di famiglia e ne abbiamo potuto cogliere i profumi di babà in cottura,  che suo padre sforna, assieme ai prodotti tipici di queste zone, con una visione più tradizionale, come tramandato da suo padre.

Nello spazio espositivo, conclusione del nostro percorso, impossibile non notare il simbolo che identifica la sua produzione, in ogni confezione: quel germoglio che, in qualsiasi condizione climatica o di terreno, trova la forza di germogliare e generare perché, come recita un antico proverbio cilentano “Ra na mala spina pote nasce na bona rosa”.

 

Fausto

Fausto

Nato a Reggio di Calabria, dove ho vissuto i miei primi 20 anni, ne ho trascorsi una decina in giro per l'Italia lavorando, per decidere di stabilirmi in provincia di Brescia.

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